giovedì 10 febbraio 2011

I tappa SBiG - Castelnuovo della Daunia

I tappa SBiG - Castelnuovo della Daunia
Arrivo sotto la m’borchia alle 7:20, la prima asperità che mi aspetta è l’ascesa del “Serrone”. Sentiero polveroso che si inerpica sui monti della Daunia. Lo affronto lentamente, a metà delle asperità mi fermo su una roccia e mangio una pesca. Alle 9:00 sono in cima. Il sole è già alto. Dovrei mettere la crema solare, ma voglio proseguire senza fermarmi, se cammino, prima di pranzo sono a Castelnuovo. Primo errore, arriverò a Castelnuovo con faccia e braccia scottate. A 10 km dall’arrivo finisco l’acqua, mi fermo in  un’area pic-nic nel bosco tra Motta Montecorvino e Volturara. Cambio la maglietta di cotone, ormai fradicia, e metto una in microfibra. Non lesinate sulla microfibra, la pelle respira, è un tessuto leggerissimo e basta agitarlo al vento affinché si asciughi. Passa un gruppo di ciclisti, mi vede e si fermano, mi chiedono dove vado, e uno di loro alla mia domanda sul fontanino più vicino, mi offre la sua acqua. Con bottiglia di nuovo piena riprendo il cammino. Raggiungo il parco eolico che domina Castelnuovo, Casalnuovo Monterotaro e Casalvecchio di Puglia, davanti a me il tavoliere, stagliati all’orizzonte i monti del Gargano, la mia meta; sembrano così lontani. Mi siedo sotto un albero, tolgo le scarpe, i piedi mi fanno male. Le scarpe sono indurite, me ne accorgo solo ora, controllate sempre attentamente l’attrezzatura prima di partire, fortunatamente non ho vesciche. Ultimo sforzo, attraverso un sentiero plano come un rapace su Castelnuovo. Sono le 13:20 quando entro in paese, la gente è a pranzo, ci sono pochissime persone davanti ad un bar, uno di questi si offre di accompagnarmi al convento, con gentilezza declino l’invito. Raggiungo il grande convento dei francescani alle 13:30. Domina la vallata, gli ultimi frati anziani l’hanno abbandonato cinque anni fa, telefono al signor Mario, custode della casa, è a Termoli, tornerà solo verso le 17. Mi fermo vicino ad una fontana senza acqua. Quanto sono deprimenti le fontane morte. Tre ore volano, nel silenzio pomeridiano, in un paese sonnacchioso. Alle 17:00 arriva il signor Mario, un “giovane” pensionato, mi racconta dei suoi due figli, il primo emigrato in Austria, la seconda si sposerà ad agosto e raggiungerà il marito al nord. Altra storia di emigrazione, di ragazzi che partono, lasciando i loro paesi in cerca di maggior fortuna.
Il convento è grandissimo, un edificio del XVI sec. recentemente ristrutturato. Vedo la chiesa, il chiostro, il refettorio, ed infine salgo al piano superiore dove ci sono le celle dei frati e molti stanzoni pieni di letti a castello. In tempi lontani era un noviziato, quando le vocazioni abbondavano e i giovani si avvicinavano a Dio. Sono l’unico ospite per questa notte. Faccio una doccia, scelgo una delle tantissime stanze vuote, srotolo il sacco a pelo e vado in paese a mangiare qualcosa. Leggo che in serata ci sarà la festa della birra, mi riprometto di uscire di nuovo, ma non ho fatto i conti con la stanchezza. Alle 20:30 crollo sul letto. Mi sveglierò alle 5 pronto per la partenza.
Ho percorso 37711 passi.

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