lunedì 14 febbraio 2011

II tappa Castelnuovo della Dania – San Severo

Don Raffaele Verrilli


II tappa Castelnuovo della Dania – San Severo
Il sole delle cinque non brucia, ma per evitare di peggiorare la mia scottatura, prima di partire mi applico la crema solare, fattore di protezione 60, sono fototipo 1. Mi chiudo la porta del convento alle spalle, il paese è in silenzio, ancora dormiente. Si sente solo il ticchettio del mio bordone sull’asfalto. Prendo un sentiero che mi porterà sulla provinciale per San Severo. Ho tre litri di acqua, spero mi bastino. La discesa è agevole, l’aria fresca, le nuvole si addensano all’orizzonte, forse pioverà. Arrivo sulla provinciale 10, purtroppo non ho strade alternative da percorrere. Ci sono dei rettilinei lunghissimi. Le nuvole come per magia sono scomparse, il sole picchia forte. L’asfalto inizia a scottare sotto i piedi. Alle 11:00 non reggo più, decido di fermarmi sotto un ulivo. Aspetto che si frapponga una nuvola fra me e il sole. Tolgo le scarpe, per far riposare i piedi. Alle 13:00 le mie preghiere sono esaudite, una nuvola copre il sole, rimetto lo zaino in spalla e cerco di percorrere più strada possibile. Mi fermo all’ombra di una vigna o di un uliveto più volte. A due chilometri da San Severo termino l’acqua. Ormai potevo buttarci la pasta tanto era calda, ma non immaginate come sia desiderabile anche l’acqua calda quando il sole picchia sulla testa. Alle 15:30 entro in San Severo, la cosa che mi colpisce subito è l’immondizia accumulata ai lati delle strade. Faccio il mio primo, e fortunatamente indolore, incontro con dei cani randagi. Si limitano ad abbaiare ed a ringhiare, si avvicinano, sono pronto col bordone per vendere cara la pelle, forse capiscono, e desistono. Vedo un bar, la proprietaria è una signora anziana, ordino una bottiglietta d’acqua, una fanta e un chinotto, la proprietaria mi chiede dove sono gli altri, le dico che sono solo. Domando dove sia la parrocchia dell’Immacolata di don Raffaele. Me la indica, alle 16:00 sono davanti alla parrocchia. È chiusa, provo a suonare in canonica, ma non risponde nessuno, forse dormono. Mi siedo davanti al cancello e aspetto. Un signore mi dice che alle 18:30 ci sarà la messa. Verso le 17:00 esce dalla chiesa un sacerdote, è don Raffaele, apre il cancello elettrico che chiude il cortile della chiesa, mi vede e mi chiama. Mi domanda da quanto aspetto, gli dico da un’ora. Mi rimprovera, mi dice che avrei potuto chiamare don Girolamo il suo vice di cui avevo il numero. Non importa, ormai sono arrivato e aspettare un’ora sotto gli alberi non è faticoso. Mi fa entrare e attraverso la chiesa mi conduce in un appartamentino nuovissimo. L’ha fatto costruire appena diventato parroco. Don Raffaele ha una predilezione per i pellegrini e per i bisognosi. L’appartamento è davvero bello: due stanze da letto, un salotto-cucina, un bagno. In cucina c’è un frigo che contiene acqua, latte e biscotti. Don Raffaele è un “Sacerdote”. Bussate e vi sarà aperto. Tolgo le scarpe, ho i piedi pieni di vesciche. Le scarpe non erano il massimo, ma probabilmente, a meno che non fossero state foderate di amianto, sull’asfalto a quasi 40 gradi, avrei riportato comunque danni. Faccio una doccia, metto i sandali e vado in farmacia a comprare acqua ossigenata. Compro anche qualcosa per cena e poi vado a messa in parrocchia. Dopo la messa don Raffaele apre l’oratorio, non si allontana mai un minuto, controlla i suoi ragazzi. Tutti sanno che San Severo è un crocevia dello spaccio. Alle 21:00 suona una  campanella, tutti in cerchio per una preghiera e poi a casa. Saluto don Raffaele, lo ringrazio per l’ospitalità, vorrei fargli un’offerta, rifiuta. Rinnova la sua stima per i pellegrini a piedi, ricambiata moltissimo da parte mia, rappresentante pro tempore dei pellegrini.
Mangio un po’ di pasta, curo i piedi e alle 22:00 sono a letto. Alle 5 sarò di nuovo in piedi per la partenza.
Ho percorso: 39825 passi.

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